Camera, Centro Italiano per la Fotografia, fino al 12 febbraio
Attraverso un percorso che include materiali fotografici e video, tra cui alcuni documenti inediti, la mostra – curata da Davide Quadrio – mette in evidenza i diversi momenti del percorso artistico di Ai Weiwei indagando non solo la sua poetica ma anche il suo ruolo nel dibattito culturale, sociale e politico, cinese e internazionale. In questa prospettiva si inseriscono opere come The Forbidden City during the SARS
Epidemic (una sorta di selfie ante litteram in cui l’artista è solo nella Città Proibita svuotata dall’epidemia che isolò la Cina dal resto del mondo per sei mesi) e Soft Ground, un tappeto lungo 45 metri con una riproduzione fotografica in scala 1:1 delle tracce lasciate da carri armati su una carreggiata, a ricordo della crisi di Piazza Tienanmen del 1989. Le due opere video Chang’an Boulevard e Beijing: The Second Ring
descrivono lo scenario della capitale cinese nei primi anni 2000, mentre le foto inedite Beijing Photographs 1993-2003 ritraggono la vita, le azioni e l’entourage di Ai Weiwei appena prima del rapido processo di
trasformazione che ha reso Pechino la città globale di oggi. L’ultima sezione della mostra offre un’anteprima di uno degli ultimi progetti di Ai Weiwei: iPhone Wallpaper, un collage di oltre 17.000 immagini scattate
dall’artista durante il suo continuo contatto con l’emergenza rifugiati che si sta dispiegando in Europa, in Medio Oriente e altrove: all’interno dei confini divenuti fragili sotto il peso degli eventi globali e della politica
internazionale, il dramma della migrazione diviene spettacolo come tutto il resto.
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